Frammento di lastra in marmo di sarcofago con raffigurazione di gladiatori in combattimento, datato al III sec. d.C., proveniente dal Mausoleo di Cecilia Metella sulla via Appia, ora parte della collezione della sezione epigrafica del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano a Roma.
Il rilievo mostra due zone sovrapposte, nella zona superiore, quasi completa, un gladiatore di tipologia secutor sulla sinistra indossa il subligaculum, una sorta di pantaloncino, tenuto da un cinturone, il balteus, il suo braccio destro protetto da una manica imbottita. Alla gamba sinistra porta lo schiniere, l’ocrea, formata da una placca rettangolare tenuta da nastri, alla destra un particolare gambale che arriva fino al polpaccio e una fascia al ginocchio. Il capo è coperto da un elmo di forma semplice che si appoggia appena sul petto, con una piccola cresta e i fori per gli occhi.
Con la destra impugna una corta spada, il gladius, e con la sinistra tiene il grande scudo, lo scutum, concavo di forma rettangolare. Ai suoi piedi è steso il suo avversario vinto, un gladiatore di tipologia retiarius, che appoggiandosi in terra con il gomito sinistro rivolge il viso verso l’alto e alza l’altro braccio in segno di resa. Indossa anche egli il subligaculum, sorretto dal balteus, un lungo galerus (longus galerus) che serviva a proteggere il volto dagli attacchi del suo antagonista, tenuto da una fascia che passa per il fianco destro, e sembra avere il braccio sinistro protetto da una manica e il polso destro da una fascia.
All’estremità destra si conservano la gamba sinistra e il braccio destro di un personaggio con le stesse caratteristiche del secutor dell'azione precedente, che sembra essere nella stessa posizione con la spada impugnata.
Se scendiamo nella fascia sottostante ritroviamo parte dello stesso gladiatore conservato fino ai fianchi con l’arma impugnata a destra e lo scudo sollevato con la sinistra.
Questo rilievo, come altri reperti simili, raffigura vari combattimenti, le pugnae, forse numerate, in cui il protagonista ha riportato le varie vittorie.
La lastra doveva far parte di un monumento funerario dove venivano esaltate le gesta di un gladiatore secutor, di cui non conosciamo il nome, andato perduto con il resto dell'opera. Dagli studi fatti, e dal luogo ritrovato, si pensa che il rilievo facesse parte in origine del Circo di Massenzio, sulla via Appia.
Nel listello divisorio tra le due scene si legge: (pugna) I (vicit) Improbum; l’accusativo del nome del reziario: Improbus, sconfitto dal secutor, forse alla sua prima battaglia, la pugna prima.